Il sonno nei primi anni di vita non è solo una necessità biologica, ma rappresenta una pietra miliare per lo sviluppo fisico, cognitivo ed emotivo del neonato. Il cervello di un bambino attraversa una fase di crescita e plasticità senza precedenti: le connessioni neuronali si formano a un ritmo straordinario, e il sonno svolge un ruolo fondamentale in questo processo.

Ovviamente non dovete preoccuparvi se i vostri piccoli hanno o avranno un sonno più frammentato di altri ma sapere che gradualmente si può migliorarne la qualità. Oggi abbiamo molti più informazioni e strumenti per poter aiutare i genitori in questo delicato processo di sviluppo.

Durante le ore di sonno, il corpo produce ormoni essenziali, come l’ormone della crescita, che supportano lo sviluppo fisico e la maturazione degli organi interni. Parallelamente, il sonno favorisce il consolidamento della memoria e l’elaborazione delle esperienze vissute durante la veglia, facilitando il progressivo apprendimento delle prime competenze cognitive.

Nei neonati, il sonno occupa la maggior parte della giornata, con una media di 14-17 ore distribuite tra giorno e notte nei primi mesi. Tuttavia, questo sonno è caratterizzato da una struttura frammentata e da cicli molto brevi, tipici di un sistema nervoso ancora immaturo. Ogni ciclo dura circa 50-60 minuti e si suddivide tra sonno attivo (o REM) e sonno tranquillo (o non-REM). Il sonno REM, che costituisce fino al 50% del sonno totale del neonato, è una fase di attività cerebrale intensa, durante la quale avvengono il consolidamento delle sinapsi e lo sviluppo neurologico. Questo spiega perché i risvegli frequenti non siano un’anomalia, ma una caratteristica fisiologica dei primissimi mesi. Ovviamente, nel tempo, grazie anche all’ accompagnamento genitoriale e ai fattori ambientali i piccoli potranno iniziare ad avere 2-3 risvegli fisiologici che potranno gradualmente anche gestire in modo più autoregolato.

Verso i 3-4 mesi, inizia a delinearsi una transizione importante: il ritmo circadiano comincia a sincronizzarsi con il ciclo luce-buio, grazie all’influenza della melatonina, un ormone prodotto dalla ghiandola pineale. Questo segna il primo passo verso un sonno più consolidato durante le ore notturne.

I genitori possono iniziare a introdurre piccole routine serali che aiutino il bambino a riconoscere i segnali della nanna. Il bagnetto, una storia o una ninna nanna sono strumenti semplici ma efficaci per favorire un senso di prevedibilità e sicurezza.

Tra i 6 e i 12 mesi, il sonno notturno tende a stabilizzarsi ulteriormente, con periodi di riposo più lunghi e una progressiva riduzione dei risvegli notturni. Tuttavia, questa fase può essere influenzata da eventi come la dentizione, l’acquisizione di nuove abilità motorie o i cambiamenti ambientali. Per esempio, un bambino che impara a gattonare o a mettersi seduto potrebbe svegliarsi frequentemente per “praticare” queste competenze anche nel sonno. Alcuni piccoli però tendono ad avere più difficoltà di altri a collegare i cicli notturni e tendono a svegliarsi più’ spesso della media. Altri hanno delle difficoltà importanti rispetto al sonno diurno e ciò potrebbe non essere influenzato da fattori esterni o di sviluppo ma da abitudini da modificare, un’igiene del sonno non adeguata.

Sono piccoli che non dormiranno mai? Assolutamente no. È possibile aiutare efficacemente i piccoli e le famiglie a dormire meglio nel pieno rispetto dell’individualità dei piccoli.

Mantenendo delle corrette abitudini o instaurandole lungo il percorso, si può migliorare la qualità del sonno e evitare un sonno imperframmentato, specialmente notturno e/o diurno che non contribuisce alla loro e alla vostra serenità e benessere.

Oltre all’ambiente e alla routine serale, che vengono spesso citati in relazione al sonno infantile quali sono pertanto i fattori contano per il loro sonno?

I fattori sono molteplici e vi elencherò i principali, le cose da dire sono moltissime e lo spazio non mi consente di approfondire ma se doveste avere bisogno di approfondire mi trovate a disposizione.

Il ritmo orario e la pressione del sonno: molto spesso si pensa agli orari come immutabili e uguali per tutti. Non è affatto così: esistono andamenti orari medi per le varie fasce di età ma la prima chiave è l’osservazione. Ad esempio: Come stanno dopo un pisolino breve ? Sono nervosi? Arrivando serenamente al pisolino successivo? Non tutti i piccoli sono uguali se il sonno diurno non corrisponde alle tabelle ma funziona non ci deve preoccupare. Se notiamo una notte molto frammentata allora possiamo guardare alla DISTRIBUZIONE del sonno nella giornata e alla quantità. Per favorire quella che viene chiamata PRESSIONE DEL SONNO.

Altro fattore importante gli stimoli in addormentamento e nei risvegli. Quali sono gli stimoli principali che li accompagnano al sonno notturno

La loro storia del sonno. Come sono stati i primi mesi di vita? Che tipo di andamento ha avuto il sonno notturno?

La componente emotiva genitoriale. Come si sentono i genitori rispetto al sonno dei piccoli. Come vivono questo aspetto del loro sviluppo? Con ansia e preoccupazione o con tranquillità?

Gli andamenti delle fasi di sviluppo. Come si comportano i piccoli rispetto al sonno nelle varie fasi di progressione e sviluppo? Sapere quali sono e come affrontarle potrebbe essere davvero utile.

Il tipo di intervento in addormentamento e nei risvegli. Cosa accade di notte rispetto ai risvegli? Come intervengono i genitori?

Poppate notturne o allattamento artificiale. Con il passare del tempo e l’introduzione di un’alimentazione complementare, è possibile ridurre gradualmente le poppate notturne (seno o biberon), lasciando lo spazio a cicli di sonno più lunghi. Importante sapere però che lo smettere di allattare non diminuisce i risvegli notturni di per se. Il sonno dei piccoli è soggetto anche ad altri tipi di associazioni e potrebbe essere influenzato da altri fattori.

Infine, è essenziale che i genitori comprendano l’importanza di mantenere un approccio flessibile e paziente. Ogni bambino è unico, e le sue esigenze di sonno possono variare ampiamente. I risvegli notturni, i cambiamenti nelle abitudini e le difficoltà occasionali sono parte integrante di questa fase di crescita. Fornire supporto emotivo, rispondere ai segnali del bambino e adottare strategie coerenti non solo favorisce un sonno migliore, ma contribuisce anche allo sviluppo di una base sicura su cui il bambino costruirà la propria autonomia.

Il sonno nei primi dodici mesi di vita non è solo un momento di riposo, ma un processo complesso e dinamico che influenza ogni aspetto dello sviluppo del bambino. Investire tempo ed energie nel creare un percorso adatto è’ importante e di grande aiuto

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